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mercoledì 7 agosto 2013

Il tesoro di Jonas, un ritrovamento leggendario


O "Foguete", Il Razzo, una rubelite di 107 cm

Il più grande ritrovamento di Tormalina Rubelite (la varietà rossa di questo minerale) che il mondo ha visto fino ad oggi avvenne venerdì 24 di Marzo del 1978 nella "Miniera di Jonas", i cui proprietari erano Ailton Barbosa e Jonas de Souza Lima e che si trovava nel municipio di Conselheiro Pena, Minas Gerais, Brasile.

La miniera di Jonas era vicina della famosa miniera di Itatiaia e vi lavorava da circa un anno Ailton Barbosa ma non aveva prodotto ancora nessun risultato, ed il suo locatore Jonas de Souza Lima aveva deciso di cessare il contratto e restituire la terra al suo proprietario la settimana successiva, quando all'improvviso si imbatterono in una sacca gemmifera.

Lo scavo venne paralizzato e mandarono a chiamare Jonas, che si trovava ad una ottantina di Km di distanza, nella città di Governador Valadares. Conforme a quanto dichiarò alla stampa lo stesso Jonas, quando finalmente raggiunse la miniera, l'entrata continuava chiusa e c'era molta aspettativa nell'aria mentre entrva nella galleria per verificare l'importanza della scoperta. Siccome il buco che dava accesso alla sacca era molto stretto, Jonas chiese al Garimpeiro Pixinguinha di dare un'occhiata. Questi rispose di aver visto una tormalina di dieci centimetri di spessore.
Jonas diede l'ordine di far detonare due candelotti di dinamite per allargare l'entrata. Quando la polvere si posò la prima tormalina che Jonas vide fu "O Tarugo" ("La sbarra"), un esemplare straordinario che misurava 82x32 cm e che pesava approssimativamente 74Kg.
Nel tetto di quell'enorme geode che era la sacca gemmifera, pendeva a testa in giù "A Joininha" ("la piccola Jonas"), un pezzo di 320Kg che per essere estratto senza danni dovette essere appoggiato ad una pila di pneumatici mentre veniva separato dalla base.
La Signora Edma, moglie di Jonas e suo figlio Joninho raggiunsero la miniera appena riceverono la notizia del ritrovamento ed aiutarono ad imballare le pietre principali in un lavoro che durò più di 20 ore.

"O Tarugo", La Sbarra, 82x32 cm e 74 Kg di peso. 

A Joininha, 320 Kg. I due cristalli di Rubelite misurano rispettivamente 50x25 e 36x25.

Nonostante l'ordine di mantenere assoluto riserbo, poche ore più tardi l'intera città di Governador Valadares sapeva della fantastica scoperta. Jonas trasferì il tesoro nel suo deposito ed iniziò la classificazione delle pietre protetto da diverse guardie. Vendette subito tutte quelle pietre che considerava minori, tra le quali grossi cristalli qualità gemma e gruppi artistici formati da Rubelita su una matrice di Cleavelandite e Quarzo.

Jonas rimase in possesso delle pietre più impressionanti, con le quali 8 mesi più tardi realizzò un'esposizione aperta al pubblico e di cui la metà degli incassi servì per finanziare gli ospedali pubblici della regione. Ancora oggi "O Tarugo, A Joininha, O Foguete ed A Flor de Lis" sono i maggiori esemplari di Rubelite mai scoperti da un essere umano sul nostro pianeta.

"A Flor de Lis", Il Fiordaliso.

Ancora più straordinario è sapere che i due soci, Jonas e Ailton, stavano per abbandonare la loro impresa a causa della mancanza di fondi e che per comprare gli ultimi candelotti di dinamite Ailton vendette la sua Volkswagen Fusca, oppure che in seguito alla scoperta Jonas fu vittima di un attentato dal quale fortunatamente uscì illeso.

Mr. Roger Titeux, rappresentante del Museo di storia naturale di Parisi, inviato ad ammirare le Rubeliti rimase scioccato e pianse commosso da tanta bellezza. Le sue parole furono le seguenti: "Le due pietre più piccole già sarebbero state per me una sorpresa enorme. Ma quando Jonas tolse il panno che copriva la terza per me fu un shock tremendo. Mai nella mia vita avevo vista una cosa del genere, in nessuno dei musei che avevo visitato."

Non è dato sapere qual è stato il destino di queste 4 meraviglie della natura. Alcune voci dicono che "A Juninha" sarebbe stata comprata dal collezionista statunitense Barry Yampol mentre "O Tarugo" è l'unica che permane in Brasile ancora oggi.

Fonti: traduzione libera dal libro "Minerais e pedras preciosas do Brasil" di Andrea Bartorelli e Carlos Cornejo, Edizioni Solaris, Sao Paulo, 2010.

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